Il Maggio drammatico

Nel cuore del nostro Appennino, nelle valli solcate dalle acque dei torrenti Dolo e Secchiello, sopravvive ancora e viene praticata una delle più genuine ed autentiche forme di teatro popolare: " il Maggio cantato". Un tempo diffusissimo su tutto l'Appennino emiliano ( sono documentate le rappresentazioni che si tennero, fino all'inizio di questo secolo, anche nelle Province di Bologna e Piacenza), è oggi relegato in una ristrettissima zona geografica di quello reggiano-modenese. Maggiarini di Cervarolo circondati dal pubblico di Civago per la rappresentazione di
Lo spettacolo del Maggio utilizza testi composti esclusivamente di "quartine", "sestine", "ottave" e "sonetti" ed è tutto cantato (dalla prima parola all'ultima) dai diversi interpreti. A questo proposito Paolo Toschi così si esprime: ... il nostro teatro medioevale e rinascimentale, sia quello sacro, sia quello profano, fu sempre unito alla musica: quando ad un certo punto la sacra rappresentazione e poi la commedia colta lasciarono il canto per la recitazione e poi il verso per la prosa, la musica si rifugiò negli intermezzi, precedette e concluse le rappresentazioni, ma non abbandonò lo spettacolo. Il melodramma non fu che una nuova forma in cui si trovano unite la musica e l'azione scenica: niente di più. Nel Maggio la musica accompagna l'intero svolgimento dello spettacolo. E' di due tipi: vocale e strumentale. La parte vocale è quella più propriamente narrativa. Un' orchestrina ( di solito violino, fisarmonica e chitarra) consente di mantenere una tonalità unica, dal principio dello spettacolo alla fine, intervenendo tra una strofa e l'altra con motivi che discendono dalla tradizione e che sono sempre i medesimi, per intervallare la "quartina", la strofa più usata. Quelli per la "sestina", "ottava" e "sonetto" sono utilizzati nei momenti salienti e toccanti della rappresentazione e possono variare. Nella brevissima pausa tra una scena e l'altra, l'orchestrina interviene anche con brani moderni: valzer, mazurche e polke. Aggiunti nel secolo scorso, in omaggio al melodramma, hanno il compito di spezzare l'andamento monotono del racconto. Sottolineano, in genere, i momenti di maggior "pathos" o servono per introdurre la festa che conclude il dramma, sotto forma di coro. Anche se possono variare secondo le indicazioni dell'autore o di chi cura la parte musicale , esistono alcuni motivi che sono entrati nella tradizione del maggio. Vengono usati con una certa continuità per le strofe dell'endecasillabo e del settenario. Uno dei motivi più antichi che viene utilizzato dagli strumenti è l'ormai disusato trescone che è ancora eseguito per guidare la processione iniziale o quella finale. Ovviamente ogni interprete (a seconda delle capacità vocali o espressive) è libero e si sente libero di apportarvi minime variazioni che, di solito, servono a sottolineare lo stato d'animo e le situazioni in cui il personaggio viene a trovarsi. Nel complesso può sembrare che queste musiche non abbino alcun rapporto con quello che viene raccontato nel corso della rappresentazione. Ma vi è certamente correlazione con lo spettacolo, nella sua globalità di elementi festevoli e ritualistici.

(fonte www.costabona.it/MAGGIO.htm)