Il pellegrinaggio a S. Pellegrino in Alpe

In epoca medioevale l'ospitale di S. Pellegrino in Alpe, dedicato al Santo il giorno 01/08/643, non era meta, ma tappa abituale di pellegrinaggi verso altri luoghi di culto, come Roma, S. Giacomo di Compostela (Spagna), l'imbarco in Puglia per Gerusalemme o, il più vicino Volto Santo di Lucca. Gli ospitali costellavano, infatti, distanziati circa l'uno dall’altro da un giorno di cammino, le principali vie dei pellegrini, per offrire loro rifugio notturno o riparo in caso d'intemperie; la via che dal ponte Guiliga di Cerredolo, passando per Frassinoro, giungeva a S. Pellegrino in Alpe, si chiamava "Via Bibulca". Verso S.Pellegrino - anni 50
Dal '500 la salita all'ospitale, divenuto nel frattempo un santuario, mutò scopo: da sosta intermedia a meta di devozione per i Santi Pellegrino e Bianco; i fedeli né "lucravano" l'indulgenza.
 Tra i fedeli, nel 1690, vi furono anche nobili scozzesi, che venerarono S. Pellegrino perché ritenuto figlio del re di Scozia Romano e di sua moglie Plantula, rinunciò al trono per partire pellegrino in Terra Santa.
I viandanti portavano come offerta ai Santi pietre (alcune, scolpite, sono visibili nella sacrestia, insieme con altri ex - voto) che, secondo la leggenda, sarebbero servite a colmare la buca, detta "Giro" che si era creata quando il diavolo, furioso verso San Pellegrino per non esser riuscito a farlo cadere in tentazione, gli diede uno schiaffo così forte da farlo girare tre volte su se stesso, ed in quel luogo la terra sprofondò; molto più verosimilmente, i frati chiesero ai fedeli pietre per erigere un monastero, poi edificato altrove, e la penitenza medioevale si mantenne, alimentata dalla leggenda.
Un altro racconto fantastico è legato al ritrovamento del corpo del santo: apparve in sogno ad una coppia di coniugi modenesi, che lo rinvennero nel cavo di un albero, sul versante garfagnino; conteso poi tra Toscana ed Emilia, fu trasportato su di un carro trainato da un bue toscano e "lombardo" (modenese), nel luogo ove sorse poi l'ospitale.
Dietro all'altare della basilica, si trovano le due salme di S. Pellegrino e di S. Bianco, discepolo fedele che seguiva ovunque S. Pellegrino e che lo fece pentire per essersi lamentato del povero pasto costituito dai lupini, mangiandone i gusci che egli gettava.
Le spoglie di S. Bianco sono affiancate a quelle del maestro dal sec. XVI
La devozione ai due Santi, radicata nelle Valli del Dolo e del Dragone, era diffusa fino al bolognese e nel versante toscano (Lucca, Pistoia); il crinale era dunque occasione d'incontro e non di separazione tra le vallate sottostanti, e il santuario patrimonio comune da condividere; ancora oggi l'edificio è in parte in territorio emiliano (un'isola del comune di Frassinoro) ed in parte in territorio toscano; ed anche per l'amministrazione ecclesiastica è metà nella diocesi di Modena e metà in quella Apuana.
La salita a S.Pellegrino si effettuava in ciascun paese in giorni diversi; a Civago era il 10 Agosto.
Tra le otto e le nove di mattino partiva la processione, guidata dal parroco, che alternando preghiere ed inni religiosi, giungeva a per la S. Messa delle undici; terminava la giornata il pic – nic sul prato.